Setsuka gaiden

Kyudo

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view post Posted on 24/6/2012, 14:40

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Kyudo


Il Kyudo (弓道), ovvero letteralmente la via dell'arco, è un'arte marziale Giapponese.

Per secoli, l'arco e le frecce furono le armi principali del combattente giapponese, così come lo furono per molti altri popoli. Conosciuta prima come kyujutsu e solo dal secolo scorso come kyudo, l'arte era pienamente sviluppata con un complesso sistema di pratiche e di tecniche, una varietà inizialmente ampia di stili, che in seguito si ridusse a pochi stili principali che differivano fra loro per l'uso (cerimoniale o bellico) e, quindi, per la tecnica più adatta a tale uso. La più recente riforma Meiji volle successivamente che i vari stili si unissero in un'unica disciplina (kyu-do, come lo judo ecc.)che preparata a tavolino prevedeva una sempre più articolata teoria. Conseguentemente nasce una federazione giapponese e successivamente internazionale che collega l'arte stessa alla nascita della nazione giapponese, legandola a una dimensione mistica, esoterica e culturale, alla quale si contrappone lo stile Insai della scuola Heki (Heki Ryu Insai Ha), una scuola che fa parte della federazione ma che tuttavia rivendica, quale unica, una riconduzione della propria storia ai mitici guerrieri che 500 anni or sono facevano del kyujitsu un'arte di vita o di morte. La Scuola Heki vanta, infatti, una successione diretta ed ininterrotta delle proprie tecniche segrete, dal grande Yoshida Insai ad oggi, attraverso 20 generazioni. Una tradizione che mai s'è piegata a mistificazioni di tipo esoterico e spiritualista e che trova nella dimensione marziale la propria vera natura.

Nel Giappone feudale, i campi per il tiro con l'arco, all'aperto o al chiuso per l'esercitazione al bersaglio si trovavano nella casa centrale di tutti i più importanti clan militari. Oggi si pratica in specifici dojo, per il tiro a 28 metri, perlopiù inseriti in club o strutture scolastiche.

L'arco e la spada lunga erano le armi dei nobili e loro vassalli e samurai; i soldati comuni usavano la lancia e la spada corta.

Il programma d’addestramento degli arcieri era basato sui ripetuti tentativi di colpire bersagli fissi e mobili stando in piedi e a cavallo. L'addestramento a cavallo, naturalmente, era più aristocratico, sia per carattere sia per tradizione, dell'addestramento a piedi: richiedeva una gran coordinazione, per controllare un cavallo al galoppo, mentre simultaneamente si scagliava una freccia dopo l'altra contro una serie di bersagli diversi che potevano essere fissi o in movimento.

L'abilità dimostrata dai guerrieri nell'uso di un certo arco indusse gli storici cinesi a chiamare i giapponesi "il popolo del lungo arco". Si trattava dell'arco da guerra per eccellenza, il daikyu, usato dai guerrieri a cavallo o a piedi. Aveva una lunghezza che andava dai due metri e venti ai due e quaranta, ma ve n'erano anche di lunghi due metri e settanta. Oltre all'uso puramente pratico come strumento di combattimento, o come parte d’esibizioni rituali, l'uso di quest’oggetto coinvolgeva sulla scala più vasta la personalità dell'individuo, dal punto di vista fisico, mentale e infine spirituale.

Nelle competizioni promosse dalla federazione internazionale o ad essa riconducibili, il merito discende da una valutazione combinata tra estetica del tiro e reale efficacia. Nell'ambito della Scuola Heki Insai Ha, i tiratori si fronteggiano ancora sulle distanze di 28 e 60 metri, attribuendo la vittoria a chi colpisce di più il bersaglio.

da Wikipedia

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